«Nessuna guerra tra poveri per i porti dell’Alto Adriatico. Tra gli scali di Venezia e Trieste ci deve essere coesistenza» ha detto il presidente del Veneto Zaia. «Ho l’impressione che uno come Ghizzoni possa condividere l’idea di due importanti realtà portuali per l’Europa». «Con l’allargamento di Suez crescerà il traffico navale verso l’Europa: io chiesi ad Unicredit, sapendo dell’interesse verso Trieste Monfalcone, una attenzione per Venezia. I veneti comunque vanno avanti» .
«Il Centrodestra tradisce il sistema portuale dell’alto Adriatico, ma noi non vogliamo assistere inerti al suo strangolamento» attacca l’europarlamentare Pd Debora Serracchiani. Per la Serracchiani «la gestione di questa vicenda, a tutti i livelli, rivela nella migliore delle ipotesi una gravissima incapacità di fare sistema». «In merito alla realizzazione del progetto Unicredit - ha spiegato Serracchiani - abbiamo denunciato innumerevoli volte i ritardi e le inadempienze di una Giunta regionale la cui autorevolezza esce definitivamente distrutta da questa vicenda: temevamo il peggio e avevamo ragione, ma ora chiediamo ancora una volta con forza che si faccia tutto il possibile per salvare il salvabile, se c’è».
«Sul “superporto” Trieste- Monfalcone bisogna andare avanti costi quel che costi» ha detto il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza,«Bisogna rendersi conto che tutto l’Alto Adriaticò è un porto solo, un unico sistema. O ragioniamo in termini di sistema o non andremo da nessuna parte. Questa è la mia battaglia».
Sulla querelle apertasi a Trieste, interviene anche Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, con un articolo sul Sole 24 Ore intitolato “Infrastrutture e fondi privati le parole dimenticate”, Palenzona difende il progetto triestino, “al momento unica iniziativa in grado di fare concorrenza ai corridoi francesi, spagnoli e sloveni, e ai porti del Nord Europa.”
Palenzona, però, ricorda che devono realizzarsi una serie di condizioni, che il nostro paese dovrebbe essere in grado di garantire, e che riguardano soprattutto la “certezza e tutela del legittimo affidamento”, cioè in pratica non si possono cambiare le carte come ha fatto il governo con l’ultima improvvida iniziativa del ministro Brunetta che, muovendosi in una logica totalmente localistica e fuori da qualsiasi programmazione logistica di area, muta completamente le prospettive dell’investimento.
La questione appare abbastanza complicata. In estrema sintesi ,si parte dal progetto di spostare le attività legate al petrolio dalla terraferma di Venezia e Marghera in mezzo al mare, costruendo una diga. Questa parte del progetto è interamente finanziata con soldi pubblici, ma su di esso si innesta il progetto presentato dal presidente dell’autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, di costruire una maxi-piattaforma portuale per i container per un traffico di ben 1,3 milioni di Teu: a questo progetto, il decreto assegnerebbe indirettamente risorse perché viene data all’autorità portuale veneziana la possibilità di trattenere l’1 per cento degli introiti, realizzando quella “autonomia finanziaria” a cui puntano tutti i porti italiani.
Una cosa è certa , il progetto triestino, prima ancora di nascere, vede crescere “spudoratamente” la concorrenza sul proprio territorio sia sul mercato dei container, ma anche per quanto riguarda