domenica 20 maggio 2012

Rapporto annuale sulla Pesca: allarmante la situazione della pesca siciliana.

E’ necessario un cambiamento di rotta nella gestione della politica Ue per evitare la fine definitiva del sistema pesca siciliano”. Questo l’appello lanciato dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo in occasione della presentazione del “Rapporto 2011 sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia”. Il ”Rapporto Annuale sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia 2011”, previsto dalla Legge Regionale n° 16 del 2008, redatto dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, presieduto dall’Ing. Giuseppe Pernice ha “fotografato” il comparto pesca siciliano evidenziando una situazione allarmante: “Si rileva - ha spiegato Pernice - che alla data del 31 dicembre 2011 risultano operanti nei porti siciliani n. 3.035 battelli da pesca, 81 in meno rispetto al 2010. Si è ridotto il tonnellaggio ed il pescato ma, soprattutto, si sono persi nel 2011 circa 2.000 posti di lavoro. Gli occupati nella pesca in Sicilia sono meno di 8.000 e pensare che nel 1997 gli occupati nel settore peschereccio erano 23.109, di cui 13.909 occupati direttamente nella pesca marittima. Altro dato significativo è relativo al costo del gasolio passato dai 0,24 euro/litro del 2002 a 0,72 euro/litro nel 2011. Questi dati fanno riflettere sullo stato di gravità in cui versa la pesca siciliana. Bisogna mettere un freno alla politica della pesca dell’Ue relativa al sistema Mediterraneo, questa non ha guardato alla sua specificità ed al nuovo scenario che vede la concorrenza dei Paesi frontalieri con i quali bisogna avviare rapporti di partenariato per una corretta gestione comune delle risorse marine disponibili. L’Ue inoltre - ha concluso Pernice - invece di incentivare le demolizioni di pescherecci dovrebbe incentivare la costruzione di pescherecci ecocompatibili: il mare va coltivato”. Un dato confortante al 31 dicembre 2011 il totale di impianti di acquacoltura attivi in Sicilia risulta essere pari a 12; è in graduale aumento la produzione di spigole ed orate. Alla stesura della terza edizione del Rapporto hanno collaborato anche ricercatori, giuristi ed economisti della sponda sud del Mediterraneo. L’edizione 2011 del “Rapporto Annuale sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia” è stata infatti dedicata al Mediterraneo, in particolare alle problematiche delle acque internazionali ed alle implicazioni giuridico-economiche con i Paesi frontalieri. Il Presidente del Distretto della Pesca, dott. Giovanni Tumbiolo ha sottolineato: “si è assistito ad una progressiva diminuzione della quota di pesce “domestico” a causa di “politiche europee drogate e schizofreniche” che hanno condizionato i modelli di sviluppo. Ad essere penalizzato più degli altri è stato il sistema pesca siciliano, storicamente il più attivo e dinamico del Paese. Vale la pena sottolineare che la Sicilia, nonostante tutto, con le sue 45.000 tonnellate di pesci, crostacei e molluschi pescati è stata e rimane la regione che maggiormente concorre ad arginare l’emorragia derivante dal deficit della bilancia ittica italiana ed europea. Adesso - ha aggiunto Tumbiolo - è giunto il momento di reagire ed arginare le “fantasiose iniziative” di comunicazione e propaganda, a cui costantemente assistiamo, che diffondendo dati relativi al calo di prodotto ittico interno, veicolano messaggi falsi”. Tumbiolo si rivolge all’Unione Europea: “Essa ha grosse responsabilità sull’attuale crisi economica, senza precedenti, del sistema pesca italiano, ed in particolare di quello siciliano. Il culmine di tale negatività – ha spiegato - è stato raggiunto con la teoria/equazione: riduzione della flotta peschereccia uguale diminuzione dello sforzo di pesca. Tale equazione può funzionare solo in un “sistema chiuso” nel quale non agiscono variabili esterne ed ingovernabili. Gli effetti sono devastanti. Le nostre imprese ittiche devono far fronte al progressivo aumento dei costi di produzione, del gasolio e della burocrazia che di fatto provocano una perdita di competitività nei mercati interni ed internazionali. In questo scenario una soluzione possibile per il sistema di pesca industriale è rappresentata dalla cooperazione transfrontaliera. C’è motivo di ritenere che l’Osservatorio ed il Distretto sono e saranno da pungolo, da stimolo alle organizzazioni regionali e sovraregionali affinché si determini, attraverso progetti, iniziative, intese, la giusta condizione di “dialogo” necessaria a sviluppare sistemi di pesca e di prelievo responsabili e coerenti.”. Il “Rapporto 2011” sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito della Regione Siciliana/Dipartimento degli Interventi per la Pesca, nella sezione “Rapporto Annuale sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia”, e sul sito del Distretto Produttivo della Pesca www.distrettopesca.it