lunedì 14 maggio 2012

L'economia legata al mare contribuisce a creare il 2.6% del pil nazionale

Contribuisce a creare il 2.6% del pil nazionale, producendo in un anno beni e servizi per oltre 39.5 miliardi di euro, e dà lavoro a circa 500mila persone con una crescita del 30% dell’occupazione dal 2004 al 2009. È il ritratto di un settore, quello dell’economia legata al mare, che «pur in un momento di crisi vede l’Italia fra i leader a livello europeo». A tracciarlo è il ‘IV rapporto sull’economia del mare, realizzato dalla fondazione Censis – presentato oggi a Milano durante un incontro organizzato dalla Federazione del sistema marittimo italiano e dalla Camera di commercio di Milano – che ha analizzato un settore che comprende trasporti marittimi e pesca, cantieristica navale, nautica da diporto e attività portuali. L’Italia mantiene il primo posto in Europa per importazioni via mare (185.4 milioni di tonnellate di merci) e il terzo per esportazioni, a poca distanza da Germania e Olanda. Nel traffico passeggeri l’Italia è al primo posto come base e destinazione delle crociere, con 6.7 milioni di persone. E a giocare un ruolo di primo piano nella produzione del pil nazionale, secondo i dati relativi al 2009, è il comparto dei trasporti marittimi, con 103.3 miliardi di euro, seguito dalle attività marittime di logistica portuale e ausiliarie ai trasporti, con 6.7 miliardi di euro di contributo. Dai dati relativi alle diverse zone d’Italia emerge una posizione leader di regioni tradizionalmente legate al mare, come la Liguria, la Campania, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e la Sicilia. Ma è la Lombardia, che non ha sbocchi sul mare, a collocarsi al terzo posto a livello nazionale nella nicchia di mercato della costruzione di imbarcazioni da diporto, e fra i maggiori fornitori di beni e servizi. «Il mondo marittimo è un driver di sviluppo per l’intera economia italiana – commentato Paolo d’Amico, presidente della Federazione del mare – e mostra una grande vitalità, tanto da essere cresciuto del 60% da quando sono state adottate le riforme che ne hanno rilanciato la competittività internazionale». Il rapporto Censis prevede per il futuro un «quadro moderatamente espansivo» per quanto riguarda i flussi di merci via mare, dopo una flessione in Italia del 14% nel 2009 e una ripresa nel 2010 (+6.3%). In particolare dovrebbero crescere gli interscambi con la Cina e Hong Kong, con la previsione di toccare quota 20 milioni di tonnellate nel 2015, con la sponda Sud del Mediterraneo, con l’area balcanica e del Golfo Persico. «È necessario coordinare in maniera più efficiente il sistema dei porti – ha sottolineato Giuseppe Roma, direttore generale della fondazione Censis – e rafforzare l’offerta logistica con investimenti pubblici per il trasporto delle merci dai porti ai luoghi di destinazione».