L’attivita' del porto di Gioia Tauro prosegue con apparente regolarità dopo la greve chiusura voluta dalla Medcenter, la societa' che gestisce lo scalo calabrese. Tra ieri e stamattina sono arrivate in porto otto portacontainer ed altre quattro sono previste nel pomeriggio. Riprende il normale volume di traffico dello scalo che si mantiene ai livelli consueti malgrado che dal primo gennaio non sia piu' in vigore la riduzione del 60 per cento delle tasse di ancoraggio che era stata decisa dall'Autorita' portuale per contrastare- arginare la concorrenza degli scali del nord Africa, Port Said e Tangeri. Rimane alta la preoccupazione tra 1.200 lavoratori per il futuro del porto anche dopo la presa di posizione di ieri della Medcenter che ha sottolineato quanto ''siano urgenti e necessarie le azioni richieste al Governo nazionale e regionale per consolidare ed ampliare una attivita' ad alta intensita' di investimenti e di occupazione messa in discussione dalla agguerrita concorrenza dei porti del Nord Africa''. Un parola di chiarezza, in questo senso, dovrebbe arrivare dagli incontri di domani a Reggio Calabria, nella sede di Confindustria, tra la Medcenter ed i sindacati e di venerdi' a Catanzaro nella sede della presidenza della Regione. Il presidente dell’Autorità portuale Giovanni Grimaldi, probabilmente per non creare allarmismo, non ha definito un fatto grave la chiusura per 30 ore del porto, ma, nel contempo, ha introdotto la vera chiave di lettura di quest’ultimissima crisi: «i difficili rapporti commerciali fra Medicenter container e Msc».
Medicenter è la società del gruppo Contship che gestisce il terminale, MSC è la seconda compagnia del mondo . Msc è “l’ultimo cliente di peso “ rimasto a Medicenter. Lontani appaiono i tempi ( 2008) allorquando Gioia Tauro era scalato dalle più grandi compagnie del settore.
Grande Alliance, Maersk , Msc, ecc. ecc. consideravano il porto gioiese “la porta naturale verso l’Europa per i traffici dei container”. Successivamente Maersk spostò il grosso dei suoi traffici a Port Said, le navi della Grand Alliance, per via degli incentivi pubblici messi a disposizione dalla Regione Sardegna , vennero dislocate a Cagliari e a scalare il porto di Gioia Tauro è rimasta “solo” una grande compagnia la Msc. che, col tempo, così si sostiene da più parti, vuole entrare anche nella gestione del terminal. Al porto gioiese ora non resta che cercare e trovare altri clienti o accettare le richieste di Msc. Il porto di Gioia Tauro produce da solo il 50 per cento del Pil dell’intera Calabria. Appare appena il caso di far osservare che il colosso tedesco Medicenter sta investendo cospicuamente anche a Tangeri, in Marocco, che in parole povere significa che lo scalo calabrese non è più al centro delle strategie imprenditoriali del gruppo. Viene spontaneo chiedersi ma la politica, il tanto decantato governo del fare dov’è? . Forza assente.Tutto, al momento, sembra tendere verso l'affossamento definitivo del porto di Gioia Tauro che "continua a rimanere porto di transhipment, orientato ad una politica coloniale con uno sfruttamento della manodopera locale e della struttura stessa, perché è stata data gratuitamente alla società che lavora nel porto e nulla si è voluto compiere per rilanciarlo in modo concreto e duraturo"