Navi mercantili italiane con militari armati a bordo. E’ in corso la trattativa tra armatori e Governo per poter arginare il fenomeno della pirateria. La notizia è stata data dalla compagnia di navigazione Ignazio Messina.
Si è appreso che è in corso un confronto tra associazioni di categoria e Governo allo scopo di poter affidare a militari italiani il compito di difendere i nostri mercantili che navigano su rotte che prevedono il passaggio dalle “zone calde” della pirateria. Militari regolarmente inquadrati nelle forze di difesa italiane, quindi, potrebbero essere imbarcati a bordo delle navi mercantili per poter intervenire, anche con l’uso delle armi, in caso di assalto in mare aperto ad opera dei barchini armati dei pirati .
Il fenomeno degli assalti alle navi e dei sequestri delle stesse con i relativi equipaggi costituisce un serio problema e crea numerose apprensioni. Ancora non è chiaro se il personale militare verrebbe “stipendiato” dagli armatori o se, invece, dovrebbe essere considerata come una missione di rilevanza nazionale.
La presenza di scorte militari a bordo delle navi , secondo l’opinione del presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola «è una misura, che dal punto di vista della sicurezza, contribuirebbe molto a contrastare il fenomeno» della pirateria, ma è una decisione che attiene «alla libera valutazione di ciascuno stato». . «La presenza di distaccamenti militari a bordo è una delle possibilità, che va però lasciata alle singole nazioni ed armatori», «La Nato ritiene che questa misura, qualora fosse adottata, aiuterebbe, ma ci sono aspetti giuridico legali molto delicati da considerare per i quali è bene che sia la singola nazione a decidere», precisa l’alto ufficiale. «Da più parti si sta invocando un Tribunale delle Nazioni Unite: se ci fosse un quadro legale condiviso sarebbe meglio per tutti». Al Vertice di Lisbona, la Nato ha confermato che la lotta ai pirati è una delle sue priorità «La pirateria è una delle minacce più serie per la sicurezza non solo locale, ma internazionale. Il fenomeno sta ormai dilagando in tutto l’Oceano indiano, che rappresenta uno snodo strategico per il traffico mondiale», sottolinea Di Paola. «Per combatterla, servono azioni a diversi livelli, in mare e in terra». In particolare, servirebbe un grande sforzo internazionale per ricostruire la Somalia come Stato sovrano e creare una forza di contrasto alla pirateria a livello regionale, tra i paesi interessati. Ma questo è un impegno a lungo termine. Nell’immediato, non c’è che l’azione in mare, anche se le difficoltà e i limiti sono evidenti, di fronte alla vastità dell’Oceano Indiano che richiederebbe la presenza di mezzi «molto superiori a quelli attuali».