I Fucilieri del Battaglione San Marco, i "Marines" della nostra Marina Militare, a bordo dei mercantili italiani che solcano i mari dell´Oceano Indiano e del golfo di Aden per proteggerli dagli assalti dei pirati. Questa , in sintesi, la richiesta degli armatori italiani, che il governo sta valutando, al fine di proteggere le nostre navi evitando il costoso allungamento di cammino connesso con il cambio di rotta che si rende necessario per sfuggire gli agguati dei barchini dei pirati. Ad avanzare, nuovamente la proposta è stato l´armatore genovese Stefano Messina durante un convegno di Confitarma a Roma. Messina ha spiegato che da mesi è in corso una trattativa con la Marina Militare sulla proposta di utilizzare i fucilieri del Battaglione San Marco su navi mercantili italiane che transitano nel Golfo di Aden e negli altri mari infestati da pirati. Il piano allo studio tra gli armatori e lo Stato Maggiore della Marina Militare italiana, prevede la creazione di basi logistiche e l´imbarco da due a cinque militari a bordo di ogni nave nei tratti più rischiosi. «Il costo dell´operazione, che dovrebbe essere a carico degli armatori - afferma Messina - è di qualche migliaio di euro a viaggio».«Con il crescere degli attacch- sostiene Messina-i sicuramente c´è maggiore consapevolezza dei rischi. Oltre alla vita degli equipaggi, che è la nostra prima preoccupazione, i tentativi di evitare i pirati hanno un costo in termini di scelta di rotte più sicure ma meno convenienti, perché più lunghe. E poi, spese per le assicurazioni, per gli equipaggi, bunker. Noi che abbiamo un fatturato di 300 milioni di euro, abbiamo quantificato questi maggiori costi nell´ultimo anno in 10 milioni». Il progetto di massima è stato già inviato al presidente del Consiglio e ai ministri degli Esteri e della Difesa per la sua approvazione. Ma ieri Ignazio La Russa ha dato un colpo di freno. «Mi pare difficile - ha spiegato il ministro della Difesa - che i militari possano essere sotto il comando di un pur bravo comandante civile mercantile. Credo che sarebbe meglio impiegare contractor, anche se ho disposto un´indagine approfondita, anche giuridica, sulla praticabilità di una soluzione del genere»Abbiamo spinto noi perché, a fronte di un primo atteggiamento più prudente che prevedeva solo modalità passive per difendersi dagli attacchi dei pirati (l´uso di filo spinato, ultrasuoni, idranti), si arrivasse a una presa di posizione più decisa. Il rafforzamento della sicurezza comporterebbe costi importanti - continua Messina - ma saranno sicuramente inferiori rispetto a quelli che siamo costretti ad affrontare in questo momento».«…. siamo costretti a far muovere le nostre navi a 200-250 miglia dalla costa. Questo comporta almeno due giorni di navigazione in più. E un giorno di navigazione costa almeno 30 mila dollari».
Dal suo quartier generale di Losanna il Cavaliere del Lavoro Luigi D’Amato armatore della petroliera sequestrata , in una intervista a Shippingonline –ilsecoloXIX ha , alla domanda dell’ intervistatore . “Alla luce di questa drammatica esperienza, lei è favorevole alla presenza di guardie armate a bordo? “ ha ,molto saggiamente ,risposto : “«No. Si immagini una sparatoria a bordo di una petroliera carica di carburante. C’è il rischio più che concreto che possa saltare tutto in aria. Io penso che il problema – e sono d’accordo con il ministro Frattini – possa essere risolto solo mettendo fuori uso la pirateria e, per fare questo, c’è bisogno di una legge speciale a livello internazionale che consenta di agire contro i pirati-fuorilegge anche in acque internazionali».