mercoledì 9 febbraio 2011

Egitto, preoccupa più il rischio contagio che l’eventuale chiusura del canale di Suez.

C’è ancora massima allerta a livello internazionale per le manifestazioni e gli scioperi anti-Mubarak che si stanno tenendo a Suez, facendo balzare il prezzo del petrolio ai livelli massimi degli ultimi tre anni per via del timore di blocchi del traffico nel Canale .L'Egitto, come è noto, non è un grande produttore di petrolio ma è essenzialmente un paese di transito. Molti esperti ritengono che il rischio maggiore non sia dovuto alla temuta eventuale chiusura del canale di Suez o dell'oleodotto Suez-Mediterraneo , le due vie lungo le quali avviene il passaggio del greggio attraverso l'Egitto) quanto all'eventuale allargamento delle rivolte ad altri paesi arabi vicini. Gli esperti di energia però sottolineano che l'Egitto è più importante per la sua capacità di influenzare l'intero mondo arabo che come luogo di transito delle petroliere e del petrolio.

L'intero mondo arabo sta guardando con “preoccupazione” a quello che sta succedendo in Egitto . Tutti concordano che sta aumentando esponenzialmente il livello di tensione in Medio Oriente, l'area del mondo più importante per qual che concerne l'estrazione del greggio.

In questi giorni,per la prima volta dal 2008 , la quotazione del petrolio ha superato la soglia dei cento dollari sul mercato del Brent, utilizzato in prevalenza in Europa e Asia, continenti che dipendono in massima parte dal petrolio del Golfo Persico.

Non sfugge agli analisti il rischio inflazione derivante dal progressivo aumento del costo del petrolio, a sua volta generato dalla speculazione sulla possibiltà che molti pozzi del medio oriente vengano chiusi o ne venga ridotta la capacità estrattiva.