Dopo 5 anni dalla prima udienza, il prossimo 20 aprile, alle 15, presso l'aula 2 del Tribunale di Palermo, verra' pronunciata la sentenza finale del processo Fincantieri, per le morti bianche di 37 dipendenti dei Cantieri Navali di Palermo, per asbestosi, mesotelioma pleurico e carcinoma bronchiale, patologie causate dalle inalazioni di polvere d'amianto.
L'Inail, che si costituita parte civile nel processo, che vede imputati i vertici della Fincantieri per gravi violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro, ha dato un notevole apporto tecnico, scientifico e medico-legale al processo, contribuendo anche all'avvio delle indagini, dopo aver registrato e trasmesso alla Procura della Repubblica di Palermo numerosi casi di malattie polmonari che avevano colpito gli operai del cantiere sin dagli anni novanta.
Ecco quanto è dato leggere sul sito : http://www.inail.it , tratto da il MANIFESTO martedì, 23 febbraio 2010 di: FRANCESCA CITARRELLA
Sin dal secondo dopoguerra lavorare ai Cantieri Navali, riuscire ad avere un contratto dalla più grande realtà industriale di Palermo, fondata nel 1697 da Ignazio Florio, era considerato un privilegio dalla classe operaia della città. In migliaia, tra gli interni e l`indotto, lavoravano li dentro. Si costruivano, si riparavano e si trasformavano navi. Navi prestigiose. Lo striscione di apertura dei cortei di protesta spettava quasi di diritto alle tute blu del cantiere. Luogo di lotte sindacali ma anche di infiltrazioni mafiose. Una realtà industriale importante che non poteva non essere a conoscenza della nocività dell`amianto. Pericolosità conosciuta sin dalla fine dell`Ottocento. Questo minerale era noto però anche per le ottime qualità isolanti e per il suo basso costo. Quindi la scelta di utilizzarlo, almeno fino alla metà degli anni ottanta, sembra essere stata per Fincantieri una scelta aziendale sicuramente economica. Molti degli operai un tempo fieri del loro lavoro si incontrano ora in un`aula di tribunale. Alcuni dopo essere andati in pensione hanno scoperto di avere i polmoni malati, altri sono morti nel corso del processo, dopo aver testimoniato e dopo indicibili sofferenze. Tutti, calderai, operai coibentatori, carpentieri, aggiustatori meccanici, pontisti, marinai, saldatori, falegnami, elettricisti, raccontano di condizioni di lavoro infernali, brutali, sia a bordo delle navi che a terra, nei bacini, nelle officine. Di un am- biente infettato dì asbesto, dì nuvole di polvere e di buste di latte consegnate durante il lavoro per disintossicarsi. Della quasi totale assenza di dispositivi di protezione individuale delle vie aeree, delle semplici mascherine, di un insufficiente numero di aspiratori. Le testimonianze sono conformi anche sul fatto che si lavorava tutti insieme e che quindi l`esposizione all`amianto coinvolgeva indirettamente i lavoratori che si trovavano nello stesso ambiente. Il cosiddetto «rischio ambientale». Le patologie amianto correlate come l`asbestosi e il mesotelioma pleurico possono manifestarsi anche dopo quarant`anni dall`esposizione.