
7 marzo 2010
Si è è ulteriormente accentuata la crisi del mercato nautico. Il bilancio per l’anno 2009 si presenta a tinte fosche confermando la profonda crisi del settore. L'analisi è emersa dall'annuale studio sulla nautica presentato a Napoli, nell'ambito di Nauticsud, e realizzato dall'Osservatorio Nautica e Finanza.
Sono i dati economico-patrimoniali a dare la cifra della crisi: a fronte di una crescita del valore della produzione pari al 30,6%, si registra una riduzione dell'indice ricavi/valore della produzione con il 74,6% di quanto prodotto che viene venduto mentre il resto rimane in magazzino.
Preoccupanti anche i dati sull'indebitamento che in un anno è praticamente raddoppiato. La cassa integrazione, infine, riguarda il 50% dell'occupazione. Tra tanti dati negativi anche qualcuno positivo. Va bene l'export, che mantiene una quota pari al 45% del totale della produzione nazionale, e va bene in particolare il settore dei megayacht (1019 ordinativi nel 2009 con un +11,2% rispetto al 2008 e la leadership mondiale nel settore). Infine sono state ridotte le importazioni, segno che la nautica italiana è ancora molto competitiva rispetto a quella degli altri Paesi.
«Se la frenata del trend di crescita - ha sottolineato Romiti - si è vista per la prima volta nel 2007 e in modo contenuto nel 2008 grazie ad un primo semestre buono cui ha fatto seguito un secondo semestre molto negativo, non oso immaginare i dati del 2009 che si annuncia molto peggio degli anni precedenti». Servono soluzioni: «Si tratta di affrontare i problemi cronici della nautica italiana - ha osservato Romiti - come la carenza di infrastrutture che rende difficile il turismo nautico. Un'attenta valutazione delle zone dove l'esigenza di più posti barca è più sentita permetterebbe di dare un primo supporto alla ripresa». E poi il ruolo delle banche «che in passato hanno assecondato l'ubriacatura affiancando iniziative spericolate e ora per contro hanno chiuso i rubinetti. Servirebbe un rapporto più normale». Ma anche le imprese devono fare la loro parte per uscire dalla crisi: «Sono troppo piccole per reggere la competizione -ha concluso Romiti - la strada è quella dell'aggregazione».