lunedì 30 aprile 2012

Pirati del Corno d’Africa e costo per la comunità dello shipping

Quanto costano i pirati del Corno d’Africa alla comunità internazionale dello shipping? One Earth Future, organizzazione non governativa con sede a Boulder, in Colorado, ha condotto uno studio per fornire risposte a questa importante domanda.Guardie armate, riscatti, velocità più sostenuta delle navi, costerebbero in tutto quasi 7 miliardi di dollari all’anno. Una cifra esorbitante, in grado di mettere in seria difficoltà l’industria marittima. Tuttavia il dato più sorprendente del rapporto di “The economic cost of somali piracy 2011” è che al primo posto delle spese compaia il costo del bunker. Nel 2011, nonostante il prezzo medio dei riscatti sia aumentato, il pagamento delle taglie rappresenta solo il 2% dei miliardi sottratti dalla pirateria (160 milioni di dollari). Il costo più importante sostenuto dallo shipping è rappresentato dal carburante delle navi che transitano nelle aree a rischio al largo della Somalia (+2,7 miliardi all’anno). Infatti uno dei modi più efficaci per contrastare gli attacchi è aumentare la velocità; nessuna nave, così è dato sapere, con velocità pari o superiore ai 18 nodi è mai stata sequestrata. Una vera beffa, in tempi in cui le compagnie di navigazione per risparmiare sui costi “slow steaming”. L’80% dei costi sostenuti è a carico dei privati, una cifra che va sommata ai normali costi del trasporto. La seconda voce di spesa importante, addebitata alle amministrazioni pubbliche, ammonta a 1,27 miliardi di dollari per le spese militari; nel 2011 oltre 30 Paesi hanno inviato loro forze armate nella zona. Le forme di difesa affidate ai privati (guardie armate a bordo) hanno avuto un grande incremento nell’ultimo anno.