Per l'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, nello stabilimento di Monfalcone vi è «una produttività largamente inferiore a quella degli anni '90»e «il valore della prestazione media dei dipendenti dello stabilimento è assolutamente al di sotto dei minimi livelli accettabili».
L'accusa è contenuta in una lettera recapitata ieri alle Rsu dello stabilimento, ai sindacati di categoria e alle autorità locali, in cui l'ad del gruppo cantieristico risponde a un comunicato del coordinamento nazionale Fincantieri dopo un incidente occorso a un imbragatore, il 13 dicembre scorso, che le rappresentanze sindacali imputavano a ritmi di lavoro "troppo serrati". Nella missiva, diffusa oggi, Bono afferma che a Monfalcone vi sono «soglie di assenteismo superiore al 16%, con un totale di ore lavorate annue intorno alle 1.400 procapite; in pratica - aggiunge - è come se si lavorasse per nove mesi all'anno, a fronte di una retribuzione di 13 mensilità».
«Va rilevato - prosegue Bono - come il cantiere di Monfalcone presenti uno dei livelli più elevati di assenteismo del Gruppo e presenti la percentuale più alta di infortuni, pur essendo il cantiere ove sono stati effettuati i più significativi investimenti e che usufruisce di spazi maggiori per poter svolgere le attività lavorative nelle migliori condizioni». Secondo l'ad, inoltre, Fincantieri nel corso del 2009-2010 «ha acquisito commesse per il cantiere di Monfalcone a prezzi non remunerativi, che hanno comportato perdite pesanti nel 2009 e ancora maggiori nel 2010». Una situazione che «ci pone il dovere e l'obbligo di chiedere a noi e a tutti voi, con preoccupazione - conclude Bono - se a Monfalcone sia ancora possibile svolgere un'attività cantieristica sostenibile per costi e qualità».