20 aprile 2010
L’Istituto, nei mesi scorsi, ha lanciato un nuovo allarme per la questione, ancora senza soluzione, del riconoscimento dell’esposizione a fibre di amianto dei marittimi. Sulla strada del riconoscimento sono sorte nel tempo difficoltà dovute all’applicazione della normativa per l’accoglimento della domanda presentata dai marittimi. Difficoltà che sono state parzialmente risolte da interventi normativi successivi. Tra cui la direttiva del Ministero del lavoro emanata nel luglio scorso che ha permesso, ad esempio, la sostituzione, in casi particolari, del curriculum lavorativo con l’estratto matricolare. Sostituzione che incontra però, dice il CIV, Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’IPSEMA, difficoltà incomprensibili, ingiustamente sopportate dai marittimi e che rischiano di vanificare l’intero iter del riconoscimento o perlomeno di rallentarlo fortemente. Si produrrebbe un danno per una categoria di lavoratori a carico della quale ormai si è provata l’esposizione prolungata a fibre di amianto. Il CIV dell’IPSEMA, torna quindi di nuovo sull’argomento e, attraverso un Ordine del Giorno, dà mandato al suo Presidente, Giovanni Guerisoli di sollecitare il Governo affinché recepisca definitivamente le indicazioni fornite dal Parlamento in merito al necessario intervento di integrazione ed esplicazione del D.M. del 27 ottobre 2004 in materia di curricula. L’Ordine del giorno del CIV richiama l’intervento del Governo anche sulla necessità di uniformare le istruzioni operative delle strutture territoriali delle Direzioni Provinciali del Lavoro che sono chiamate alla validazione dell’estratto matricolare o del libretto di navigazione legittimato come curriculum lavorativo, ai fini dell’istruttoria delle domande di riconoscimento dei benefici previdenziali per l’esposizione alle fibre di amianto. Nel frattempo l’IPSEMA, dopo la conclusione degli studi sull’esposizione all’amianto nel settore marittimo, ha redatto le linee guida per l’accertamento tecnico e ha trasmesso le disposizioni alle proprie sedi compartimentali. Persistono, tuttavia, difficoltà interpretative ed applicative poste dalla normativa vigente in particolare rispetto ai curricula, da qui la necessità di un indirizzo uniforme sulla questione. “Il problema – per il Presidente del CIV, Giovanni Guerisoli – non chiarito dal Ministero del Lavoro, è sempre quello relativo al rischio di non poter riuscire a ricostruire la vita lavorativa dei marittimi a causa della difficoltà insita nell’attività: luogo e rapporto di lavoro diversi negli anni, residenza diversa dal compartimento marittimo in cui è iscritta la società armatoriale, demolizione della nave, cambio bandiera ecc”. “Si assiste ad un paradosso – rileva Guerisoli – se non si interviene per dare ulteriori indicazioni alle Direzioni Provinciali del Lavoro, comprese le regioni a statuto speciale, che in qualche caso si rifiutano di collaborare, si può dare il caso infatti che il riconoscimento possa essere più facilmente ottenibile per marittimi che abbiano svolto la loro attività presso un’impresa dismessa che per coloro che hanno lavorato a bordo di imprese tuttora attive, sempreché il marittimo non abbia lavorato per alcuni periodi su navi battenti bandiere straniere”.
Fonte : Camera del Lavoro di Pozzallo