venerdì 5 marzo 2010

Pirati , c'è chi vuole trasformare innocui cargo e petroliere in trincee


6 marzo 2010
Il mare rappresenta un luogo privilegiato per lo svolgimento dei principali traffici
commerciali mondiali , confermando, qualora ce ne fosse stato bisogno, quanto le vie del mare siano importanti e insostituibili. Ma, nel contempo , gli oceani e i mari del mondo, sono divenuti sempre più teatro di attività criminali e /o luoghi in cui mettere in atto azioni potenzialmente ostili.
Immigrazione illegale, traffico di esseri umani, contrabbando d’ armi, traffico di droga, pirateria e terrorismo sono, solo per citarne alcune, le più note. In questo contesto , la vulnerabilità del “sistema trasporti” ci appare in tutta la sua disarmante evidenza. Il sequestro delle navi, appare sempre di più come il sistema più semplice e meno pericoloso da mettere in atto per ottenere ingenti quantità di denaro da utilizzare per il finanziamento del terrorismo internazionale. Un potente mezzo, quasi a rischio zero, potenzialmente anche in grado di destabilizzare alcune delle più importanti direttrici del traffico marittimo (Stretto di Malacca, Stretto di Hormuz e, Canale di Suez, Golfo di Aden ecc. ecc. ) .
Recenti avvenimenti ,che hanno visto coinvolte navi mercantili, hanno reso ben evidenti gli stretti legami che intercorrono tra i gruppi terroristici aventi obiettivi politici e gruppi criminali dediti alla pirateria (trasporto migranti, armi , stupefacenti ecc).
I gruppi terroristico- criminali, attraverso tutta una serie di attività illegali , che hanno come teatro il mare e le navi ,sono in grado di procurarsi ingenti disponibilità economiche che ne aumentano la versatilità e la pericolosità. Politicanti miopi ritengono di poter risolvere un così complesso problema trasformando innocui cargo e petroliere in trincee, con tanto di barriere di filo spinato (inox, ovviamente) e corrente elettrica in grado di respingere, a loro dire, ogni assalto proveniente da fuori bordo.

Agenzie, più o meno legalizzate, sono pronte a mettere le mani su di un business ricchissimo ,spalleggiate da incauti e sprovveduti armatori convinti di poter difendere le proprie navi e i propri equipaggi allestendo a bordo teatrini di guerra con Rambo di cartapesta da scegliere su catalogo .
Molti analisti di settore sono convinti che i pirati non si combattono con i bazooka
o addobbando un cargo a caserma .

L’emergenza della pirateria va affrontata in modo globale e per difendersi da questa piaga - occorrono regole internazionali chiare e severe che vengano adottate, rispettate e applicate da tutti . Ci vuole un’azione corale da parte delle comunità internazionale ,a cominciare dal contrasto ai passaggi di denaro provenienti dai riscatti, che di certo vedono coinvolta più di una banca . La vera soluzione del problema passa dalla fine della crisi somala. Non possiamo limitarci a combattere i pirati sul mare. Dobbiamo aiutare la Somalia a divenire nuovamente uno Stato.
“L'esercito convenzionale perde se non vince; la guerriglia vince se non perde.”