martedì 10 aprile 2012

Italia-India, una collaborazione di successo per il Gruppo D’Alesio

Tratto da una pubblicazione del Gruppo D’Alesio ( anno 2010/11??)
Non è la prima volta che il Gruppo D’Alesio utilizza personale marittimo non proveniente dall’Unione Europea. In principio sono stati i Polacchi, all’epoca non erano ancora nella UE, ora è il turno degli Indiani. Ad un anno dall’accordo siglato dalla D’Alesio con la Sirius Management , che ha portato i marittimi indiani sulla flotta D’Alesio, abbiamo parlato con Francesco D’Alesio, Antonio Scotto, comandante(all'epoca) della Mc Montenero e Filippo Guadagna di Sirius Management, per fare un bilancio su questa importante scelta.
Sig. D’Alesio, quali sono stati i motivi che hanno spinto la società DALMARE S.p.A. ad assumere marittimi indiani? “A differenza dei polacchi, con cui abbiamo iniziato a lavorare dal 1994 e che erano stati scelti non solo per la loro professionalità ma anche per affinità culturali con gli italiani, la scelta degli indiani è stata dettata da diverse motivazioni. In un panorama italiano dove personale disponibile e qualificato è difficile da trovare, gli indiani sono l’alternativa migliore che offre il mercato, gente professionalmente valida, studiosa e che parla benissimo l’inglese. Inoltre l’aver personale non comunitario a bordo ci aiuta a crescere, a capire come si lavora anche a contatto con altre culture”.
Che differenze ci sono tra i marittimi italiani ed indiani?
“ Gli italiani restano ancora i più bravi, io li definirei flessibili, ingegnosi e passionali in tutto e per tutto. Con loro abbiamo un rapporto meno gerarchico e talune volte confidenziale. Questo è un bene da un lato, ma può avere anche effetti non positivi, ad esempio quando magari si devono fare scelte impopolari, l’italiano reagisce peggio. Gli indiani invece sono inquadrati, di natura pacifisti, abituati alla gerarchia e a star fuori per parecchi mesi. Una volta compresa la loro filosofia di vita si riesce ad ottenere molto. Hanno fatto una buona impressione e abbiamo intenzione di continuare questa collaborazione anche in futuro.
C’è stata qualche problematica di integrazione? Qualche “problematica” iniziale da gestire c’è stata, ma è del tutto normale visto che si trattava di una nuova nazionalità , con diversa cultura e costume, del resto l’abbiamo avuta in parte anche con i polacchi nei primi anni novanta. All’ inizio c’è una fase di studio e gli italiani, i colleghi di altre nazionalità, li vedono come concorrenti poi il tempo e l’esperienza migliorano la situazione.
Come avete fatto a gestirle?
Non esiste un modus operandi per gestire queste situazioni, credo ci voglia soprattutto buonsenso, fiducia nei propri collaboratori (come i comandanti, gli ufficiali) e soprattutto molto dialogo, sia tra il personale e l’azienda che tra i marittimi di diversa nazionalità. Questo lo si percepisce quando, andando incontro alle loro esigenze, le persone con cui ti confronti si sentono considerate e parte integrante dell’azienda. E’ il caso ad esempio degli indiani che hanno chiesto di avere i propri familiari a bordo, cosa che prima non facevano, di avere attrezzature per il fitness… I marittimi indiani sono attualmente imbarcati sulla Montenero (allora) sotto il comando di Antonio Scotto, ma si prevede che anche sulle prossime due navi in costruzione in Corea sarà utilizzato personale indiano insieme agli italiani e ai polacchi.

Comandante Scotto, può raccontare com’è lavorare con un equipaggio completamente indiano?“
Il primo periodo come tutte le nuove esperienze nasconde sempre qualche insidia, ma ho avuto subito la consapevolezza di trovarmi a contatto con delle persone molto rispettose e professionalmente preparate con abilità complementari dedicate ad ottenere un risultato comune La prima fase e’ stata la più complicata , anche dovuta al fatto che molti ufficiali erano appena imbarcati e non conoscevano la politica della nostra Società. Questa fase disfunzionale è durata poco, si e’ cercato subito di dare corpo al concetto di Team. Cosi pian piano gli obiettivi sono diventati chiari, ognuno si sente sicuro del ruolo che occupa nel team, il livello di entusiasmo comincia a crescere e soprattutto si continua ad avere un riscontro positivo da parte del cliente. Al momento avverto che la mia leadership e’ condivisa. Il mio ruolo di leader continua ad essere quello di continuare a indirizzare tutti gli sforzi verso la Mission della società che e quella di soddisfare sempre di più il cliente salvaguardando la proprietà, la sicurezza della vita umana a mare e l’ambiente. Se ci saranno dei risultati sempre più “ performanti”.